Il 7 novembre 2019, il Tribunale di Imperia ha assolto dall’accusa di apologia del fascismo due persone per aver fatto nel 2015 il saluto romano, gridando: «Presente!», durante una celebrazione in memoria dei caduti della Repubblica sociale italiana nel cimitero di Sanremo.
Diversi mesi dopo, il 16 maggio, la Cassazione ha invece confermato la condanna a un avvocato, per aver fatto nel 2013 il saluto romano durante una riunione del Consiglio comunale di Milano.
Periodicamente tornano al centro del dibattito pubblico sentenze di tribunali che assolvono o condannano persone che fanno il saluto fascista in luoghi pubblici.
Pertanto, è un reato fare il saluto romano?
Scopriamo in questo approfondimento cosa dice la legge in materia.
La legge Scelba sul saluto romano
La normativa di riferimento per lo scioglimento di un partito è innanzitutto la Costituzione e, quindi, la Legge Scelba del 1952 (n. 645 del 20 giugno 1952) che all’articolo 1 chiarisce che cosa si intende per «riorganizzazione del disciolto partito fascista».
Questo si ha quando:
«una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».
L’articolo 2 stabilisce perciò le sanzioni penali per chi viene condannato per questo reato, mentre l’articolo 4 norma il reato di «apologia di fascismo», che si ha quando chiunque, al di fuori di quanto previsto dall’articolo 1, esalta pubblicamente esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista.
Sembrerebbe dunque che il saluto romano rientri in questa categoria di comportamenti, tuttavia le cose sono più articolate di così.
La legge Mancino sul saluto romano
La seconda legge a occuparsi della punibilità delle esternazioni e delle manifestazioni di stampo fascista è la legge Mancino del 1993 (n. 205 del 25 giugno 1993).
Questo provvedimento ha introdotto una serie di norme per contrastare la discriminazione razziale, etnica e religiosa: ha infatti l’obiettivo di punire chi diffonde idee basate sull’odio e la superiorità razziale, chi istiga a commettere discriminazioni e chi crea o partecipa a organizzazioni che si fondano su questi valori e comportamenti.
Dato che in alcune occasioni gli individui e le organizzazioni di stampo fascista propagandano l’odio e la superiorità razziale, i giudici devono decidere quale delle due leggi applicare.
Inoltre, è compito dei giudici stabilire di volta in volta quali episodi avvengano in violazione della legge.
Per esempio, la condanna all’avvocato che aveva fatto il saluto fascista durante un Consiglio comunale di Milano confermata dalla Cassazione a maggio 2019, è dovuta al fatto che:
«la libertà di manifestazione del pensiero cessa quando trasmoda in istigazione alla discriminazione e alla violenza di tipo razzista».
Discorso diverso vale per un’altra sentenza che ha riguardato l’assoluzione di quattro membri di Lealtà e Azione che a febbraio 2019, venivano accusati di apologia del fascismo durante una commemorazione, infatti:
«Benché sia indubbio che sia stato posto in essere un gesto avente una precisa simbologia fascista (ossia il saluto romano) […] – si legge nel testo della sentenza di febbraio – le circostanze concrete tuttavia portano ad escludere che tale gesto si sia verificato in ambiti tali da determinare un serio pericolo di riorganizzazione del partito fascista».
Quando è reato fare il saluto romano?
Come abbiamo visto, i verdetti diversi dei giudizi si basano sull’applicazione delle due leggi Scelba e Mancino, che puniscono l’apologia di fascismo e l’incitamento all’odio e alla violenza.
Tuttavia, entrambe queste casistiche non sono così chiare come potrebbero sembrare a prima vista.
Le interpretazioni più diffuse negli ultimi anni sulla normativa vigente stabiliscono però che non è reato fare un saluto fascista se non c’è il pericolo di riorganizzazione di un nuovo partito fascista o del perseguimento di finalità antidemocratiche e discriminatorie.
Fare il saluto romano in un contesto commemorativo perciò non costituisce reato.
In merito, la Corte di Cassazione ha annullato la condanna in appello per le quattro persone che il 25 aprile 2016 al cimitero Maggiore fecero il saluto fascista.
Più precisamente, il tutto è accaduto durante la cerimonia che si tiene ogni anno per i caduti della Repubblica Sociale Italiana. Quel giorno vennero identificate e indagate quattro persone per l’articolo 2 della legge Mancino.
In primo grado vennero tutti assolti perché il fatto non sussiste. Successivamente nel grado di Appello venne riqualificato il fatto riportando l’articolo 2 della legge Mancino e gli imputati vennero condannati a due mesi e dieci giorni di reclusione.
La Suprema Corte ha successivamente poi annullato la condanna in appello per le quattro persone imputate.
Per qualsiasi chiarimento o delucidazione in merito potrà contattarci ai numeri dello Studio Legale.
Avv. Ignazio Ballai